Urlava Sting nella canzone Message in a Bottle. Un singolo pubblicato il 21 settembre 1979 dal gruppo musicale britannico, di cui faceva parte: The Police. A quei tempi il cantante soffriva, come lui stesso ammette, di disturbo bipolare. Raccontando dei suoi esordi in una intervista dice: “Avevo pensieri suicidari, ero maniaco-depressivo e non abbastanza equilibrato chimicamente.”
Infatti, il pezzo di Sting rende bene l’idea della depressione maniacale, il protagonista della canzone affonda nella disperazione, ma un attimo dopo vede cento miliardi di bottiglie che si infrangono sulla battigia.
Un po’ tante, No?
Così tante bottiglie da sospettare che il cantante fosse un tantino su di giri. Infatti, in fase maniaco depressiva ci si sente proprio così; in un’altalena dell’umore, sballottato dall’euforia alla depressione.
La demoralizzazione troppo intensa della depressione fa si che subentri il meccanismo di difesa del diniego e che quindi l’astenia lasci il posto all’ esuberanza. La depressione e la maniacalità sono quindi la faccia della stessa medaglia, tanto che condividono i temi organizzativi di base: le aspettative, i desideri, le paure, i conflitti e i costrutti esplicativi inconsci.
La depressione è un disturbo molto comune che va dalla depressione maggiore, a casi più gestibili, sino alla distimia, un’astenia cronica dai sintomi lievi.
La personalità maniaco depressiva, attualmente, viene chiamata bipolare ponendo l’attenzione proprio su quell’ indulgere tra un polo e l’altro dell’umore e del carattere.
I periodi di depressione sono caratterizzati da una tristezza infinita, mancanza di energia, incapacità di provare piacere, disturbi vegetativi, problemi di alimentazione e autoregolazione del sonno.
I processi cognitivi, affettivi, immaginali e sensoriali depressi operano in modo cronico, organizzante, autocentrante, nella psiche di quelli di noi che hanno una personalità depressiva o distimica.
Si, quelli di noi è il termine giusto perché spesso lo psicoterapeuta è affetto da depressione.
Noi “strizza” da bravi depressi, empatizziamo con la tristezza, comprendiamo le ferite inferte all’autostima, cerchiamo la vicinanza e ci opponiamo alla perdita, attribuiamo i nostri successi terapeutici agli sforzi dei pazienti e i fallimenti ai nostri limiti personali.
Greenson riflettendo sul rapporto tra una disposizione depressiva e le qualità indispensabili a un buon terapeuta, arrivò al punto di supporre che analisti che non abbiano sofferto di una grave depressione possono essere svantaggiati nel loro lavoro.
Infatti, la depressione lieve ha una sua utilità sia per lo strizza cervelli che per il paziente. Uno dei suoi vantaggi è quello di ricordarci il nostro senso del limite e un buon lavoro psicoterapeutico si occupa sempre dell’acquisizione di consapevolezza della linea di frontiera che non occorre superare.
Si, la depressione aiuta nei casi lievi ma quando è troppa e fa troppo male, il paziente ricorrere alla negazione della stessa e quando il diniego fallisce e la depressione risale in superficie abbiamo la ciclotimia
Le persone che si trovano in uno stato maniacale che è l’altra faccia della depressione, hanno progetti grandiosi, rapidità di pensiero e libertà dalle normali necessità fisiche, come cibo e sonno. Sembrano costantemente su, sino all’inevitabile esaurimento che le riporta giù fino all’inferno della depressione.
Di loro si dice che sono persone strane:“A volte ti sorridono entusiasti a volte non ti salutano neppure.” affermano i loro colleghi, vicini di casa e amici, poi concludono, alzando gli occhi al cielo e avvitandosi un dito sulla tempia: “E’ lunatico.”
Lunatico? Fermiamoci un attimo, forse siamo di fronte ad un altro dio? Allora possiamo lasciar perdere le diagnosi e la malattia e occuparci del dio che la sottende.
Il dio dei lunatici è Selene, che non è, proprio un dio del pantheon divino, ma è pur sempre la Luna. Un astro non da poco che prende poi, anche, l’aspetto di altre dee.
La luna è incarnata nella “vacca Celeste” primigenia o nella dea Hathor dalla testa di mucca, che nutre il mondo con il suo latte o in Iside, il cui “rugiadoso splendore alimenta la rigogliosa semente.” (Apuleio), Nell’oscurità della Luna nuova Ecate, la megera, custodisce ancora i segreti della morte e della rigenerazione, e Artemide la cacciatrice continua a solcare il cielo con i cani celesti.
La luna è contraddittoria, bella, spaventosa solenne, si cela e si svela con misurata alternanza, la sua luce e la sua ombra sono equamente divise.
Lei riesce in equilibrismi che paiono impossibili. La sua luce è capace di una infinità di incantesimi; oggetti e spazi che di notte appaiono banali assumono una fredda essenzialità. Un po’ come quando depressi vediamo le cose all’osso e esse non ci appaiono più importanti, come quando erano illuminate dalla luce bruciante del sole.
La luna placa gli ardenti eccessi del Sole. Aleggia tra le vuote, grandi costellazioni, e nella sua ombra cova i segreti della ciclica rinascita e governa tutti i cicli, concepimento, gravidanza e nascita, il periodo della semina e della mietitura.
Il suo ciclico manifestarsi e la sua contraddittorietà non influenza solo gli animi lunatici ma la sfera creativa e spirituale, la magia e la profezia.
Silvia Plath poetessa che soffrì di una grave forma di depressione ricorrente, alternata a periodi di intensa vitalità avverte la sintonia con l’astro e scrive:
Nelle sue fasi lunari in cui si alzano le acque e crescono le piante ma anche quando le maree calano lasciando sulla spiaggia conchiglie e pesciolini, la Luna ci permette di vedere come in tutte le situazioni borderline e contraddittorie troviamo i due termini del conflitto?
Polarità che andrebbe custodita e vissuta anche nel dolore che la sottende invece che rifuggita con orrore.
Magari, invece, è proprio nella sua contraddittorietà che potremmo andare a cercare il senno…
D’altra parte nell’Orlando Furioso Astolfo il senno di Orlando lo andò a cercare proprio sulla luna.
Nell’Orlando furioso: Orlando diventa “furioso”perché capita nei pressi del luogo dove Angelica e Medoro avevano vissuto il loro amore e vedendo quei nomi incisi tra loro intrecciati su tutti gli alberi, è preso da un’ira enorme che lo conduce dopo lunghi spasimi alla follia.
Diventato così furioso compie sfracelli dappertutto dove passa, attraverso Francia e Spagna, finché arriva a Gibilterra e di qui passa a nuoto in Africa. Ma dopo lungo tempo Dio ha finalmente compassione di lui e fa muovere Astolfo in suo soccorso.
Questi con San Giovanni l’Evangelista va sulla luna sul carro di Elia, alla ricerca del senno di Orlando, che si trova in una grande ampolla in mezzo ad una quantità di cose smarrite sulla terra che qui vengono ad approdare.
Queste cose smarrite quali sono?
Mi piace immaginare che siano tutte quelle cose che sembrano significare nulla e invece significano un sacco, tutte quelle cose che non seguiamo perché ci porterebbero a perdere, tutti quei sogni che non vogliamo che si realizzino. Alla luce della luna piena vediamo ombre che non vogliamo vedere, e come se fossero abbandonati lì dalla bassa marea scorgiamo, anche, tutti quei pezzi di conflitto che non vogliamo rincollare.