Al compimento del trentesimo anno, Zarathustra lasciò la sua patria e il lago della sua patria e andò sui monti. Qui godette del suo spirito e della sua solitudine e per dieci anni non se ne stancò.
Tutto è iniziato con il Professore Vezzosi, insegnante di filosofia delle superiori, il quale mi ha aperto le porte al dialogo interiore e all’eterno viaggio verso la consapevolezza di sé con il libro Così parlo Zarathustra. E’ proprio le parole di Zarathustra furono per me la chiave della mia metamorfosi.
E come Gregor Samsa, svegliandomi una mattina dal mio ennesimo incubo, sentivo che c’era qualcosa in me che non andava e sentivo il mio corpo in subbuglio che gridava di voler essere liberato dalle catene.
E già. Dopo l’ennesimo attacco di panico e svariati problemi fisici, che mi aveva portato a perdere peso, avevo davanti a me due bivi. Il primo era imboccare la via lineare, conforme e “alla moda” con l’aiuto di qualche psicofarmaco per nascondere il tutto dentro un bel pentolone. Scegliere l’altro bivio invece significava intraprendere una traversata fatta d’incontri con fate e mostri, molti scale e con una destinazione ingognita. In poche parole, si trattava di un viaggio senza ritorno.
Avrei voluto scegliere il rischio, ma per farlo avevo bisogno di una guida che non avevo.
Però, come capita spesso nella vita, trovi un traghettatore che ti dà biglietto per partire. Fu un amico medico a darmi il biglietto in cui c’era scritto il nome di colei che mi avrebbe accompagnato in questo viaggio.
Non dimenticherò mai il mio primo colloquio con la Dott.ssa Brambilla. Quando aprì la porta trovai davanti a me chi mi avrebbe cambiato la vita. Aveva un’aria impeccabile, sicura e serena e il suo portamento mi trasmetteva fierezza e caparbietà. Tutto accompagnato dal suo look minimal ma curato nei dettagli. Portava i capelli a caschetto corti, occhiali da vista con montatura grande e un vestito bordeaux. Il colloquio fu tragicomico. Mi poneva le domande dandomi del lei. Ma ogni volta rispondevo “Ma lei chi?”. Non capivo se stesse parlando di mia madre, della mia collega o della mia amica. Era chiaro che non sapevo chi fosse Stefania. Non sapevo quali fossero i miei confini e quelli degli altri.
Ed eccomi qui, dopo il mio percorso di analisi, di cose ne sono successe tante. Sono sbarcata in molte isole. Dapprima ho visitato quella del trauma subito nell’infanzia e li ho trovato la paura, la vergogna e il dolore. Poi sono giunta in quella della rabbia e della frustrazione.
E ora sono arrivata nell’isola della raccolta, della pace e del coraggio e in essa sto conoscendo una nuova donna che finalmente è riuscita a realizzare il suo sogno di laurearsi nella Laurea Magistrale Psicologia Clinica e della Riabilitazione. Ancora non so quale sarà la prossima destinazione, ma in qualunque posto sarà, so che la mia Guida e le mie esperienze mi hanno dato tutto il necessario per affrontare questo mio Viaggio senza ritorno in compagnia, ovviamente, del mio fedele cane Milu’.
Credo, quindi, che chiunque abbia bisogno di una guida per riuscire a dipanare la caligo che si può incontrare lungo la navigazione. Ho scelto, durante il mio tirocinio, di fornire un’opportunità di dialogo interiore. Vorrei che il mio tirocinio possa essere d’aiuto a chiunque si sente in difficoltà. So cosa vuol dire sentirsi nel caos. Sono stata anche io spesso combattuta tra quello che viene imposto e richiesto dalla società alle donne in quanto tali e ciò che veramente desidero e sono. Troppo spesso ci ritroviamo in percorsi, che solo dopo, sentiamo come estranei da noi. Troppo spesso usiamo termini di libertà, sogni e desideri che però nelle nostre vite hanno poco spazio. Spesso mi sono chiesta, come donna, se questo cambiamento culturale ci sta veramente emancipando o stiamo ricadendo in un’altra forma di controllo. Troppo spesso, ancora, vedo donne che subiscono violenza (anche quella psicologica), donne a cui viene chiesto di essere buone madri, efficienti lavoratrici, di gradevole presenza e ovviamente non isteriche e con il grande divieto di piangere.
Il mio sarà un primo incontro di ascolto gratuito. Nello specifico offro tre colloqui gratuiti, che non vogliono essere una terapia, ma un dialogo per mettere a punto il problema. Questo può essere un grande conforto perché spesso si sta male e non il sa il perché.
Questo incontro è rivolto a tutti. La modalità sarà quella on-line. Non sarò sola in tutto ciò ma avrò al mio fianco la dottoressa che mi aiuta in questo progetto.
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