Michela Murgia è morta il 10 agosto, la notte di San Lorenzo, nel buio di un cielo quasi senza luna.
Le notti senza Selene vengono chiamate le notti della luna nera, e sono le notti di Lilith la prima donna creata da Dio, che a differenza di Eva voleva però essere libera.
Beh, non proprio a differenza di Eva.
Ma andiamo con ordine.
La leggenda di Lilith, demone-femmina, possiede un’ampia letteratura diffusa sia in epoca antica, medievale e moderna.
Questo mito affonda le sue origini nella religione mesopotamica e nei primi culti di quella ebraica.
Nella religione Mesopotamica, Lilith, è un demone femminile portatore di sciagure e morte, legata al vento e alla tempesta Nella religione ebraica, invece, Lilith è la prima moglie di Adamo che si rifugia nel Mar Rosso per fuggire dal marito.
Lilith, infatti, essendo stata creata da Dio insieme ad Adamo con lo stesso fango, pretendeva di avere anche gli stessi diritti, che, però, le furono negati.
Per questo suo gesto di ribellione fu associata a un demone notturno, che compariva in forma di civetta. Tuttavia, per le femministe di fine Ottocento, Lilith diventò simbolo della libertà delle donne in quanto figura archetipica rimossa dalla società patriarcale nella quale, ancora, viviamo.
Per quanto riguarda il nome di Lilith, le fonti sono scarse.
Sicuramente è rintracciabile la radice sumera Lil, che è presente nei nomi di varie divinità assiro-babilonesi e di spiriti cattivi.
Nella religione accadica si rintracciano scongiuri e preghiere contro figure maligne e demoniache di nome Lilitu o Lilu.
Tuttavia nel 2000 a. C. sembra che il nome fosse diventato Lilake e Lilake, che sarebbe stata una figura demoniaca femminile, che risiedeva nel tronco di un salice, custodito dalla dea Inanna, Signora del Cielo ed equivalente della romana Venere.
Un’ etimologia ebraica, invece, farebbe derivare il nome di Lilith da Layl o anche Laylah, dallo spirito della notte.
Tuttavia gli studiosi moderni ritengono che l’origine del nome sia nel sumerico; Lulu che significa libertinaggio. Lilith sarebbe, dunque, un demone notturno lascivo e libidinoso.
Il Rilievo Burney è un altorilievo di terracotta, conservato al British Museum, risalente al II millennio a. C. probabilmente di origine babilonese. Raffigura una divinità, non ancora bene identificata, che, però, potrebbe essere Lilith.
L’immagine scolpita è una figura ibrida, disposta in piedi frontalmente, con le braccia aperte e piegate come se stesse pregando, le mani congiunte e le dita unite. La bocca è atteggiata in un vago sorriso, l’espressione è ieratica e ineffabile. Quattro serpenti intrecciati e sovrapposti formano un cono, i seni si protendono prosperosi. Le gambe sono femminili ma i piedi sono artigli di avvoltoio che spuntano dalle dita rugose.
Lilith tiene nelle mani due stelle a cinque punte inscritte in un cerchio.
Ai lati sono rappresentati due volatili, un gufo o una civetta e due leoni.
L’opera riempie lo sguardo di energia aggressiva e l’espressione di Lilith appare agghiacciante nella sua staticità
Anche nella tradizione ebraica Lilith, la prima moglie di Adamo è una creatura demoniaca di cui non fidarsi.
La troviamo in Isaia 34:14:
“Gatti selvatici si incontreranno con iene, i satiri si chiameranno l’un l’altro; vi faranno sosta anche le civette e vi troveranno tranquilla dimora.”
Alcuni passaggi oscuri della Genesi invece hanno fatto pensare ad un’altra donna che precedette Eva.
Nel primo libro della Genesi, si legge:
“Dio creò l’uomo a sua immagine, a immagine di Dio lo creò, maschio e femmina li creò.”
Dunque ci si riferisce a due individui e la creazione di Eva è descritta nel secondo libro della Genesi, successiva a quella di Adamo, da una sua costola (Genesi 2:22):
Allora Jahvè Dio fece cadere un sonno profondo sull’uomo che si addormentò; gli tolse una delle costole e rinchiuse della carne al suo posto.
Seguendo il passo biblico si legge un altro particolare interessante nella reazione di Adamo alla vista di Eva (Genesi 2:22-25):
Jahvè Dio costruì la costola che aveva tolta all’uomo formandone una donna e la condusse all’uomo. Allora l’uomo disse: “Questa volta è osso delle mie ossa e carne della mia carne!”
Lo stupore di Adamo che questa volta la donna sia carne della sua carne conferma che ci deve essere stata una prima volta, riferito dunque a una donna precedente creata dal suolo come lui.
Che in queste righe aleggi una rimozione e un desiderio di mutare la storia a favore del patriarcato è abbastanza evidente.
Una fonte interessante che parla di Lilith come della prima figura femminile vista da Adamo è sicuramente L’alfabeto di Ben-Sira di un autore anonimo, scritto nel X secolo d. C. Nell’opera si racconta che Lilith lasciò Adamo e abbandonò il giardino dell’Eden.
Viene raccontato che quando i due si accoppiavano, evidentemente Lilith giaceva sotto e Adamo sopra, per questo la donna mostrava insofferenza, domandando al compagno perché dovesse stendersi sotto di lui, pur essendo stati creati insieme dal fango. Lilith proponeva, quindi, di invertire le posizioni ma Adamo gli negava questo diritto eppure Lilith chiedeva, solo, l’uguaglianza per stabilire una parità e un’armonia fra i corpi e le anime.
Ella allora disse: “Non starò sotto di te”, ed egli rispose “E io non giacerò sotto di te, ma solo sopra. Per te è adatto stare solamente sotto, mentre io sono fatto per stare sopra”
A questo punto Lilith pronunciò infuriata il nome di Dio e, accusando Adamo, abbandonò il paradiso terrestre e si rifugiò nel Mar Rosso dove, accoppiandosi con Asmodai, demone biblico, creò un’infinita generazione di demoni detti Lilim.
Il rifiuto di obbedire a Adamo che Lilith rivendicò, oltre ad essere un atto di ribellione nei confronti dell’uomo è anche un atto di ribellione verso Dio che, infatti, la esilia nel regno delle ombre.
E’ interessante notare come questo mito sia stato rimosso dalle Sacre Scritture, rimanendo però vivo in quelle incongruenze della Genesi e soprattutto, in Eva.
Sarà infatti Eva, spinta dall’istinto di curiosità e trasgressione, a mangiare il frutto dell’albero della conoscenza del bene e del male.
Da questo momento in poi non solo Lilith, ma anche Eva e tutte le altre donne verranno, consciamente o inconsciamente, associate dalla cultura giudaico-cristiana al simbolo demoniaco del serpente e quindi del Male.
Nella cultura cristiana Lilith è un demone, simbolo di trasgressione e peccato ma l’archetipo che rappresenta non può essere rimosso in nessun modo, perché vive nel nostro inconscio, e simboleggia la forza, la disobbedienza e la trasgressione del Femminile.
Rimuovendo la creazione della prima donna si è rimosso anche l’energia vitale delle donne, la capacità di difendere i propri diritti, la legittimazione del desiderio sessuale e la giusta parità con l’uomo, in ogni ambito, anche nella divisione del potere.
L’aspirazione e i desideri dell’Anima femminile sono stati repressi e si è esalta solo la dimensione materna del Femminile.
Agendo in questo modo le donne sono state tagliate totalmente fuori dalla costruzione della società che è, ancora oggi, prettamente maschile, e si è creato uno sbilanciamento degli equilibri tra i due sessi.
L’archetipo materno è stato esaltato a discapito di Lilith, per due ragioni: perché si garantiva la sopravvivenza della specie e perché era così più facile controllare il perturbante insito nel femminile.
Nel corso della storia dell’Occidente, la concezione giudaico-cristiana che vede la donna come fonte di peccato e perdizione ha decisamente influito sul pensiero patriarcale, e questo ha portato le donne a stare blandamente ai margini di una società controllata e costruita da uomini per gli uomini e che, non tenendo conto della diversità e della pluralità del genere umano, è destinata al collasso.
Lilith simboleggia invece la forza dell’erotismo congiunto alla dimensione dell’occulto, L’affrancamento dai vincoli e la sfrenatezza degli istinti repressi; costituisce in un certo senso la parte in ombra della psiche femminile e forse, chissà anche di quella maschile.
Per evitare la caduta in questo momento storico è necessario riscoprire la figura di Lilith, in quanto archetipo della ribellione e della disobbedienza a un potere assoluto. Lilith è un mito che agisce nella psiche di tutti, maschi e femmine, ed è quindi, risorsa dell’umanità intera.
Soprattutto Lilith invita il femminile a non aver paura a dire e a fare ciò in cui crede. In questo senso Michela Murgia è stato un grande esempio di donna “senza paura”.
Ha approfittato della sua consapevolezza di dover andare, come Proserpina, nell’Ade per urlare un po’ più forte i diritti delle donne e delle minoranze.
NO alla sottomissione
NO alla disuguaglianza
NO alla manipolazione
NO alla prigionia
Lilith vuole essere libera. Sa quello che deve fare e lo fa.