Nella mia stanza di ritiro sono solo con me stesso. Ne ho sempre la chiave, e nessuno può entrarci se non col mio permesso.
Jung, Carl Gustav. Ricordi, sogni, riflessioni, Rizzoli Edition.
Tutto è accaduto in città.
Le corti, le signorie, la cultura, gli artisti, gli scrittori, i poeti.
Nelle città si è cambiato il modo di rappresentare il mondo ma è stato solo con la scoperta di nuove terre che lo spazio è diventato tridimensionale e si è aperto alla prospettiva. Atene, Costantinopoli, Antiochia, Parigi, Londra e le città italiane hanno fatto la storia e hanno raccolto al loro interno capolavori di cultura e teorie rivoluzionarie.
Eh si, le strade delle città conducono al centro e là in quel nucleo pare esserci la realizzazione di ogni cosa. Parrebbe che una volta arrivati lì al cuore di quel mandala si possa trovare il senso del nostro cammino e finalmente fermarci.
“Andiamo in centro.” diciamo ancora in quei Sabati o Domeniche noiose. Dove l’andare in centro diventa la possibilità di fare qualcosa, di vedere novità e comperare oggetti, spesso inutili.
Un tempo in città vi si trovavano giullari, venditori e mangiatori di fuoco, ora invece vi troviamo negozi, librerie, biblioteche, tutto ciò che è cultura e che risponde alla legge del dominio dell’uomo su ciò che è naturale.
In città la natura è finalmente vinta: fibre naturali son diventate tessuti, la frutta è disposta ordinatamente in fila, gli alberi, curati da giardinieri, si muovono al venticello prodotto dallo scorrere del traffico.
Ma da un paio di anni, raggiungendo il suo picco nel periodo post covid, la città va stretta e si parla di andar via, di ritornare nella casa dei nonni, oppure parliamo di scappare nella grandi campagne del mondo che sono: l’Australia o la Nuova Zelanda.
Nella serie tv Yellowstone il protagonista John Dutton interpretato da Kevin Costner cerca di proteggere il proprio ranch, il più grande degli Stati Uniti, dagli speculatori edilizi a caccia di terreni, dagli abitanti di una riserva indiana e dalla vicinanza del primo parco nazionale d’America.
Proprio all’inizio due protagonisti hanno questo dialogo:
“Qui mi sento diverso.” dice uno dei protagonisti guardando la terra sconfinata che si apre davanti a lui “Ho come dei brividi non mi ero mai sentito così sino ad ora.”
“E’ perché vivi in città.” risponde l’altro con gli occhi persi nel panorama. “Le città rappresentano il tramonto della civiltà. Un monumento a un paesaggio ormai stremato. Gli uomini sono migratori per natura. Ciò che ora senti è l’istinto. E’ fame di nuove terre intessuta nel tuo DNA. E’ per questo che la nostra specie sopravvive mentre le altre si estinguono.”
Ma cos’è che in questi anni ci spinge a fuggire? Cos’è che ci opprime in queste città brillanti come carta di cioccolatino?
Una ipotesi, ma non certa l’unica, è che in città il collettivo soffoca la nostra individualità.
Che cosa non è una coda in macchina se non l’attesa di poter riprendere il cammino una volta liberata la strada dagli altri viaggiatori, e cosa non è la lettura del giornale se non la denuncia di chi non tiene comportamenti socialmente ammissibili, che cosa non è il semaforo rosso se non un piccolo stop al nostro normale procedere.
Jung scrive:
Maggiore è la carica della coscienza collettiva, più l’Iо perde la sua importanza pratica. Esso viene in certo qual modo assorbito dalle opinioni e dalle tendenze della coscienza collettiva: il risultato è l’uomo massa, sempre vittima di un qualche “ismo”.
Jung, Carl Gustav. Opere complete
Rispettare la collettività è cosa buona e giusta e Yellowstone è una serie tv girata nel Montana laddove si ci fa ancora giustizia da soli come ai tempi della conquista del West. Però se è vero che l’uomo è un animale sociale è anche vero che è necessario individuarsi come persona, trovare la propria strada al di là di ciò che compie la massa.
Sempre Jung scrive:
L’Io conserva la sua autonomia soltanto se non s’identifica con uno dei termini opposti, se sa mantenere una posizione equidistante tra gli estremi.
Andare a vivere al mare o sull’isola deserta o in una casa isolata in montagna forse, allora, è simbolo del nostro desiderio di individuazione in antitesi alla massificazione e ha il significato della ricerca di un centro interiore che nulla ha a che vedere con ciò che la società ci chiede di essere.
Inoltre è probabile che davanti al vuoto dei campi o persi nella visione della via Lattea possa essere più facile intravedere il proprio destino.
Proprio Jung intorno al 1930 si costruì una casa in pietra lontana dal chiasso della città.
“Fin dal principio tenni per fermo che avrei costruito vicino, all’ acqua. Ero sempre stato particolarmente attratto dall’incantevole scenario della parte superiore del lago di Zurigo, e così nel 1922 acquistai il terreno a Bollingen. È situato nel contado di San Meinrad, ed è vecchia terra consacrata, essendo appartenuta in passato al monastero di San Gallo. Dapprima non progettai una casa vera e propria, ma solo una specie di dimora primitiva, a un solo piano. Doveva essere una costruzione rotonda, con un focolare al centro e cuccette lungo le pareti. Più o meno avevo in mente una capanna africana, dove il fuoco, circondato da pochi sassi, arde nel mezzo, e tutta la vita della famiglia si svolge intorno a questo centro.
Jung, Carl Gustav. Ricordi, sogni, riflessioni, Rizzoli Edition.
Il desiderio di andar via è anche un ritiro dentro se stessi abbandonando il mondo e le sue luci tentatrici per ritirarsi nel cantuccio della riflessione e dell’immaginazione.
Allora dove è possibile essere se stessi? In città rischiamo di perderci girando ininterrottamente sul raccordo anulare cercando quel centro pieno di promesse ma difficile da raggiungere. Lontani dalla città rischiamo l’autarchia fino al punto di immaginarci senza uno Stato e pronti a farci giustizia da soli.
La risposta è facile da scrivere ma difficile da fare, il centro occorre cercarlo dentro se stessi continuando ad oscillare tra natura/campagna e cultura/città.
In questo articolo la Dott.ssa Brambilla cita Ricordi, sogni, riflessioni di Carl Gust Jung oltre la serie tv Yellowstone.
Questo libro raccoglie la sostanza spirituale di un grande maestro della psicologia. Un’autobiografia che attraversa le zone più private e inaccessibili dell’animo umano.