Urla Kate Dibiasky, con la bocca storta dall’ansia, nel film Don’t look up.
Infatti, la dottoranda in astronomia Kate ha scoperto l’esistenza di una cometa non ancora identificata e calcolandone la traiettoria assieme al suo professore Randall Mind si accorge che il corpo celeste dopo sei mesi colpirà la Terra e che le dimensioni dell’astro sono tali da comportare la distruzione del pianeta.
Kate e Randall insieme ad un funzionario governativo si recano subito alla Casa Bianca per cercare di evitare la catastrofe, ma la presidentessa degli Stati Uniti procrastina la presa in carico del problema in quanto concentrata nei suoi calcoli elettorali. I giornali non devono sapere, la notizia va tenuta segreta e va guadagnato tempo, di modo che la presidentessa possa vincere le elezioni. Il tempo che resta è poco, ma ai politici pare non importare.
I due astronomi decidono di disobbedire, e tentano di informare la cittadinanza, attraverso un popolarissimo programma televisivo.
Durante la trasmissione, Kate sconvolta dal tono leggero e scettico con cui la notizia viene trattata esplode in escandescenze in diretta. Urla “Moriremo tutti.” cosicché perde credibilità diventando un’eroina negativa nei social.
Ad un tratto le cose cambiano: la presidentessa resta coinvolta in uno scandalo a luci rosse, qualcosa tipo: foto delle mutandine mandata all’amante. Quindi, per deviare l’attenzione dalla sua corruzione decide di occuparsi della stella cometa e della sua pericolosità. L’impatto della stella sul pianeta viene comunicato con gran clamore mediatico, ma la popolazione viene rassicurata perché è previsto il lancio di ordigni nucleari per far deviare la rotta della cometa e salvare l’umanità.
La presidentessa si trasforma così da immorale in una eroina che salverà il pianeta dalla catastrofe.
L’operazione viene però annullata subito dopo il suo avvio quando un imprenditore, fondatore e amministratore di un’azienda di alta tecnologia, annuncia che il nucleo della cometa è ricchissimo di materiali rari preziosi, fondamentali per le tecnologie cellulari. Il personaggio inquietante a metà tra uno Steve Jobs redivivo e un Bill Gates dichiara, inoltre, che il ritorno economico che potrebbe derivarne per gli Stati Uniti sarebbe così cospicuo da valere la pena di sfruttare l’occasione.
Si organizza quindi un piano alternativo, basato sulle tecnologie sviluppate dall’imprenditore, che prevede di frantumare la cometa in piccoli meteoriti che recuperati potranno essere sfruttati commercialmente .
Nel frattempo il mondo si divide ormai tra chi esige la distruzione totale della cometa, chi urla all’allarmismo ingiustificato e chi addirittura nega che la cometa esista davvero.
La presidentessa americana lancia questo slogan per i suoi elettori: “Don’t look up.” Guardare il cielo significherebbe vedere la cometa. Vedere e credere in ciò che si vede viene bollata come roba da radical chic.
Meglio non alzare gli occhi al cielo guardare in basso», e da lì il titolo del film, Don’t look up.
Il resto della trama è già noto, e in ogni caso non voglio fare spoiler.
Cogliere i riferimenti che il regista del film, Adam McKay, vuol far passare è quasi troppo facile: la cometa è in realtà il riscaldamento globale e la presidente idiota degli Stati Uniti, Meryl Streep, rappresenta Trump, e più in generale i governanti sordi all’allarme degli scienziati, perché in più frivole faccende affaccendati.
Si, il film vuole avvisarci della sciagura provocata dal riscaldamento globale ma c’è una disgrazia peggiore: la nostra stupidità.
La stupidità di questo mondo, del nostro modo di vivere.
E proprio di stupidità si tratta se digitando il titolo su Google, la prima voce che mi è apparsa è:“Meryl Streep nuda”
Vediamo di sfuggire a questa stupidità e contravvenendo al suggerimento della presidentessa guardiamo in alto, ma così in alto da toccare il cielo a cercare aiuto negli dei e negli archetipi. In tutte quelle storie che si sono raccontate gli uomini dalla notte dei tempi, per dare un senso a ciò che pare non averlo e sperare di capirlo.
La Kate con il viso trasformato dall’ansia, con la bocca spalancata e i capelli arruffati mentre urla: “Moriremo tutti.” non assomiglia forse a Cassandra?
Quando i greci introdussero il cavallo di legno a Troia Cassandra rivelò a tutti che al suo interno vi erano soldati greci, ma rimase inascoltata.
I greci saltarono fuori dal cavallo e distrussero Troia e quando ripartirono Agamennone fece schiava Cassandra e la condusse con sé.
Toccato il suolo di Micene Cassandra profetizzo la rovina dell’ Atride che da lì ad un po’ sarebbe accaduto; ma Agamennone non volle credere alle sue parole, cadendo così nella congiura organizzata contro di lui dalla moglie Clitemnestra.
Cassandra profetizzo le peregrinazioni di Ulisse: la tremenda Cariddi, il Ciclope, Circe, i naufragi del mare, gli oblii del loto e i mali innumerevoli della sua casa.
Ma chi poteva ascoltare quella pazza seminuda che si rigirava sulla sabbia con gli occhi fuori dalla testa?
No, nessuno voleva e poteva ascoltarla.
Christa Wolf in Cassandra scrive:
…Continuavo a credere che con un po’ di desiderio di verità, con un po’ di coraggio si potesse eliminare ogni malinteso. Chiamare vero ciò che è vero, e falso ciò che vero non è: il minimo, pensavo, ma avrebbe rafforzato la nostra battaglia molto meglio di qualsiasi menzogna o mezza verità.
Giacché non era possibile, pensavo, fondare tutta la guerra e tutta la nostra vita, giacché la nostra vita era ormai in guerra, su una menzogna dettata dal caso.
Ma perché Cassandra non veniva creduta?
Cassandra era la sacerdotessa di Apollo. Il dio s’invaghì di lei, così si mostrò alla donna donandole il dono della profezia a condizione che giacesse con lui. Cassandra prima accettò, ma poi respinse le avance del dio il quale, infuriato, prima le sputò in bocca e poi disse: “Se soffiando sulle tue labbra ti ho concesso il potere della divinazione, sputando nella tua bocca ho tolto alla tua voce, il potere della convinzione. D’ora in poi, nessuno crederà ai tuoi vaticini e ti prenderanno per una di quelle pazze che percorrono le strade come uccelli del malaugurio. Nessun mortale crederà alle tue visioni e Troia brucerà per colpa tua!”
Apollo era il dio della ragione che presiedeva all’oracolo di Delfi, un dio della profezia, della guarigione, un dio della giovinezza e della bellezza visibile e radiosa
Un dio molto, molto maschile e non amato dalle figure femminile. Un dio che come ogni eroe della civiltà sottometteva serpenti e uccideva draghi.
Apollo è identificato con Elio, il sole personificato, ed è noto con l’epiteto di Febo, il luminoso, il fulgido. Nella figura di Elios, Apollo ci risveglia dal sonno e ci invita a lavorare, è il nemico dei bassifondi e degli imbroglioni, delle zone d’ombra dell’uomo ed espone alla pubblica vista i nostri maneggi corrotti.
Ipotizzo, (Si sa, nel mondo del mito non abbiamo certezze) che possa essere la mentalità apollinea quella che impedisce a Cassandra/ Kate di essere creduta.
La mentalità del mondo degli oggetti solidi, affidabili e misurabili e soggetti alla ragione scientifica.
Un modo di pensare che sta in guardia al non cadere vittima delle emozioni, della disperazione, dell’intuizione e dell’ansia.
L’urlo di Kate è un grido d’ansia simile all’Urlo di Munch. Laddove anche il protagonista del quadro era travolto dal pessimismo fin de siècle e ne aveva ragione visto lo scoppiare di lì a poco della prima guerra mondiale.
Conflitto segno anche lui, della stupidità umana.
Rileggendo sotto questa luce il mito di Apollo e Cassandra possiamo vederci il rifiuto della natura di cedere dall’essere posseduta da questa ragione apollinea.
Hillman dice che noi non ci rendiamo conto della potenza soverchiante della ragione di Apollo radicata nella nostra mentalità e degli effetti accecanti della sua luce e scrive:
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Il mondo della ragione premia chi riesce a dominarsi e a far finta di nulla continuando il gioco dei profitti e dei commerci danzando nei centri commerciali sino a che questi non ci franeranno sotto i piedi, spargendo sulla terra oggetti inutili, futuri reperti archeologici che testimonieranno la nostra stupidità.
Beh l’avrete sentito dire anche voi che Greta Tthunberg porta sfortuna e che un nostro politico si è permesso di fare questo tipo di battuta di pessimo gusto: “ Vieni avanti Cretina.” quando lei si presentò le sue trecce e il suo solito sguardo torvo al Quirinale.
Sempre la stessa musica: non il misfatto, ma il suo annuncio fa impallidire, anche infuriare, gli uomini, lo so dalla mia esperienza. E so anche che preferiamo punire colui che nomina il fatto, piuttosto che colui che lo compie: in ciò siamo tutti uguali, come in tutto il resto.
Christa Wolf. Cassandra
Kate, Greta e Cassandra sono le donne che escono dai bassifondi e cariche di paure e ansie denunciano che il mondo naturale sta andando in malora, cercando di svegliare il collettivo che dorme più profondamente della bella addormentata
Pantoo, che a quel tempo mi teneva d’occhio, mi interrogò apertamente. Sempre quelle domande graffianti. Che altro se non tempo, fertilità del suolo, moria di bestie, malattie: “Volevo strappar la gente al circolo dentro cui era inserita’ Dentro cui stava bene, non cercava nient’altro? Al che io scattando: “Perché non conosce nient’altro.”
Crista Wolf. Cassandra.
D’altronde che dire? La ragione, i numeri e la scienza ci sono utili e Apollo è una polarità che dobbiamo tenerci ben stretti.
Ma ricordiamoci di oscillare come pendoli attratti da entrambe le priorità senza fare si che prevalga quella più di buon senso.
Chi ritroverà la parola e quando.
Sarà di quelli a cui il dolore spacca la testa. E fino a quel momento, fino a lui, solo l’urlo e il comando e il lamento e il signorsì degli obbedienti.
Crista Wolf. Cassandra.